Segreti, fantasie, illusioni, ripicche, impulsi irrefrenabili. Ma perché l’essere umano ha sempre bisogno di pensarsi in un’altra vita anziché nella propria, impegnandosi nel cercare di migliorarla?
Scoprendo i segreti, tutti saltano in aria, ognuno cade dalla nuvola sulla quale si era rifugiato e improvvisamente apre gli occhi, restando con l’amarezza di una realtà che non è come la si desiderava. E ci si sente un po’ sconosciuti nonostante si divida lo stesso letto, la stessa famiglia, si cerchi di allevare insieme i propri figli, ci si definisca amici. Mi chiedo allora cosa voglia dire “conoscersi” veramente, soffermandomi su quanto ognuno conosca veramente se stesso, i propri desideri, le proprie aspettative, le pretese, i sogni, le illusioni. Mi sembra che spesso si cerchi nell’altro quel sogno, quell’illusione che da l’impressione di potersi salvare dalle sofferenze della vita, di poter essere “felici”, intendendo per felicità uno stato fisso, duraturo, definitivo. E quando emerge che l’altro non può soddisfare questa pretesa, si cerca soddisfazione altrove, in un nuovo innamoramento, in una vita che sarebbe stata possibile, in una potenzialità che di fatto resta sempre tale e da all’essere umano la sensazione che prima o poi si realizzerà … Un prima o poi che più si va avanti nella vita e più si accorcia, fino a quando si realizza che forse questo traguardo futuro non esiste.
Quanto alla felicità, come si può pensare di raggiungere uno stato definitivo di totale benessere? Quando al mondo è mai esistito? Ci sono momenti di felicità, condizioni di serenità, ma c’è anche la sofferenza, le difficoltà che la vita ci propone per darci la possibilità di evolvere, di trasformare una crisi, un problema, un intralcio, un sintomo, in qualcosa che ci restituisca un nuovo significato.
Forse questa è la vita, una vita che a tratti è bella, piena di doni, in altri momenti è dura, severa, scomoda, ma siamo sempre noi che decidiamo come viverla e come leggere i messaggi che continuamente ci da.