L’amore romantico piace a tutti

Cercare l’altro per volare o incontrare l’Altro volando?

Quando ci si innamora di qualcuno, è inevitabile provare sensazioni così forti che ci danno l’impressione che tutto sia possibile. E sembra lui il responsabile di questo, è solo con “Lui” che riesco a provare quelle sensazioni.

Ma quelle sensazioni siamo noi a provarle, noi siamo in grado di esprimere quei sentimenti, eppure li attribuiamo all’altro.

Nel momento poi in cui tutto svanisce, quando si realizza che non si può più stare insieme, tutto ciò che è accaduto in precedenza sembra assurdo, lontano, irreale e per certi versi irreale lo è. Di irreale c’è tutto quanto noi abbiamo attribuito a quella persona, a quella condizione, irreali sono le cause, i motivi, ma resta reale il fatto che abbiamo potuto provare quelle emozioni, che noi siamo in grado di volare.

Si parla d’amore con troppa facilità, di anime gemelle come se ci fosse un incastro predefinito che ci aspetta da qualche parte, ma si tratta di fantasia, di voli pindarici che poco hanno a che fare con un “rapporto” d’amore.

La parola “rapporto” deriva da “apportare”, dare dunque qualcosa all’altro, aggiungere qualcosa, contribuire ad un cambiamento, di entrambi forse. Anche solo per questo vale la pena considerare “evolutivo” un rapporto, ma più in là, dopo che si è sperimentato il volo, dopo che si è realizzato che non è l’altro che ci fa volare, ma siamo noi che decidiamo di farlo e ci procuriamo le situazioni e le condizioni che possono permettermelo.

Per giustificare la delusione di grosse aspettative andate in fumo, spesso diciamo che il rapporto si modifica col tempo, che subentrano altri aspetti, oltre a quello della passione… bella scusa! Senz’altro è anche così, ma questi aspetti quali sono? E ci attraggono così tanto come quello slancio ideale a cui tante volte ci siamo aggrappati? Forse no, perché quello che dovrebbe subentrare col tempo è qualcosa di molto faticoso, che comporta la messa in discussione di ideali, di sogni, ci spinge a fare i conti con la realtà che a volte ci chiede uno sforzo di comprensione di chi ci sta di fronte, accettando alcuni aspetti che in principio proprio non si vedevano.

Ecco un altro elemento interessante: dopo una fase iniziale, sembra che si scoprano parti dell’altro mai viste e addirittura opposte a ciò che ci ha fatto innamorare. Allora improvvisamente è l’altro che è impazzito e tutt’a un tratto è cambiato! Ma quando ci siamo innamorati, volevamo vedere proprio tutto quello che c’è dietro? Forse no, perché anche questo comporta fatica e una grande maturità, che chissà se in tutta la vita si raggiunge.

Se siamo considerati come esseri evoluti, se disponiamo del “libero arbitrio”, perché ci resta tanto difficile prenderci carico della nostra esistenza, senza aspettare che arrivi qualcuno a salvarci? A farci volare? Perché volare è affascinante, ma quando si ritorna giù sono dolori!

All’inizio sembra che l’altro ci capisca senza parlare, se vogliamo uscire non importa qual è la meta, allora si va al mare o in montagna, ma comunque si sta bene. In seguito, uno non ha voglia di uscire, l’altro sprizza di energia, uno vuole andare al mare, l’altro in montagna e così via … Allora se ne deduce che “non si è più fatti l’uno per l’altra” o che “l’altro è cambiato radicalmente” e via, si chiude e si ricomincia da un’altra parte.

La verità è che ricominciando ogni volta, ci si sente vivi, si ha la sensazione che quella sarà la volta giusta, che tutto può riprendere con una piega diversa. Solo dopo si scopre che le pieghe sono simili alle precedenti e stropicciano il vestito come prima, nello stesso identico modo.

Perché allora non rimboccarsi le maniche e dire a se stessi che non sarebbe vita reale se ogni giorno non ci fosse lo sforzo di costruire qualcosa che ci calza, che ci appartiene, che riguarda solo noi e che ci rende vivi, per poter poi magari rallegrare anche chi ci sta intorno? Questo è di gran lungo più complicato che cercare un altro possibile, intenso, sconvolgente volo.