A beautiful mind – un film di Ron Howard

John: “No, le voci non se ne sono andate e forse non se ne andranno mai, ma io mi sono abituato a ignorare loro e forse come risultato loro hanno abbandonato me. Credi che sia così coi nostri sogni e i nostri incubi, Martin? Dobbiamo continuare ad alimentarli perché restino in vita?”

Martin: “Però sono cose che ti perseguitano”.

John: “Sono il mio passato Martin, tutti siamo perseguitati dal passato”.

Ho rivisto questo film dopo anni, in passato ho pensato che era molto bello, adesso penso che è davvero splendido, perché non è solo la storia di una persona geniale con gravi disturbi psichici, ma è la storia di tutti gli essere umani che in qualche modo scelgono una via più faticosa, ma più ricca.

Quando lui rinuncia alla cura insulinica, ai farmaci e ad un certo tipo di trattamento che avrebbe fatto sparire le dispercezioni uditive, conducendolo probabilmente alla cronicità ed eliminando ogni altra sua risorsa, lui sceglie di lottare, adottando un nuovo approccio alla sua problematica. Appoggiato dall’amore della moglie e dunque scegliendo un approccio “emozionale” che contempla una sua partecipazione non solo cognitiva, lui si fa finalmente carico della sua storia, iniziando un percorso di consapevolezza e lotta, probabilmente eterno. Percorso in cui che ci siano i farmaci o meno, non sono quelli ad eliminare il male che si porta dentro, ma è soprattutto lui, con il suo impegno a decidere di voler dare spazio a quello che di buono ha, può e sa fare nella sua vita. A quel punto inizia ad abbandonare gli “appetiti della mente”, il suo bisogno di onnipotenza, per darsi la possibilità di vivere la sua vita accettandone i compromessi, ma cogliendone ogni possibilità.

Questa storia mi fa pensare al dolore e alla sofferenza di una persona con gravi disturbi psichici, ma mi da anche un’immagine del percorso psicologico di ogni essere umano che sceglie una strada di crescita, di evoluzione in cui mette realmente in discussione se stesso.

Ciò che dice alla fine, in fondo riguarda tutti noi, chi infatti non ha qualcosa della propria storia da “dimenticare” o che “non potrà mai dimenticare”? Ma quello che conta veramente è essere giunti a convivere con i propri “sabotatori interni”, depotenziandoli con tutta la forza e l’energia che si possiede, soprattutto col proprio sentimento. E’ col cuore appunto, col sentimento, che lui riesce a percorrere il proprio lungo, faticoso, ma ricco cammino.