Latin lover – un film di Cristina Comencini

“Non ho mai pensato molto alle donne, non le ho mai capite fino in fondo, facevo quello che si aspettavano, ma perché loro hanno pensato tanto a me?”

Un padre, un marito, un amante, un vero e proprio narciso, un uomo che in fondo non c’è mai stato. Un padre lascia sempre un segno nella vita della figlia, sia se è stato tanto presente, sia se non c’è stato affatto. In alcuni casi ci si costruisce l’idea che lui è stato così presente, così importante che il desiderio di ricordarlo e di innalzarlo ad un ruolo di perfezione è l’unica cosa giusta da fare. In altri invece, l’idea di non averlo avuto accanto come si desiderava, crea un vuoto talmente grande, un buco enorme nella vita, che si arriva a dubitare di avere un reale valore come donna. In entrambi i casi lo si continua a cercare a lungo, a volte per una vita intera, magari in un uomo che gli somiglia o in tanti altri che mai saranno così grandiosi e nel frattempo si perde di vista che esiste un lato umano, fallibile, degli aspetti d’ombra che nessuno ha il coraggio di tirare fuori, finché esplodono e diventano consapevoli. Queste quattro figlie (e non solo quattro) di quattro donne diverse, avevano il padre attorno, dentro e accanto a loro, anche se lui, profondamente non era mai stato veramente con nessuna di loro. Lui amava tutti, proprio tutti, ma in fondo poi forse non amava realmente nessuno. E le due mogli, superstiti di quell’ideale, in preda ad una sorta di incantesimo al sapore estremamente narcisista, passano una vita a ricordare un uomo che non le ha mai capite e non si è potuto rendere conto di ciò che lo circondava. Per fortuna però, proprio nel momento in cui si celebra quest’uomo “grandioso”, e tutte queste donne ostentano la loro fragilità e dipendenza da una figura “mitica”, tutto crolla e arriva il momento di affrancarsi da un padre e da un ex marito, lasciando cadere i veli di quell’ideale e solo allora, forse ritrovando sé stesse, liberandosi dalla ricerca di una conferma mai avuta.